Il murale di Keith Haring

Il murale di Keith Haring

«Pisa è incredibile. Non so da dove cominciare. Mi rendo conto ora che si tratta di uno dei progetti più importanti che io abbia mai fatto.»

(Keith Haring, 19 giugno 1989)

Tuttomondo è un grande murale realizzato da Keith Haring nel 1989 sulla parete esterna della canonica della chiesa di Sant’Antonio Abate a Pisa.
La superficie della parete misura circa 180 metri quadri (10 metri di altezza per 18 metri di larghezza); si tratta dell’ultima opera pubb

lica dell’artista statunitense prima della sua morte, nonché l’unica pensata per essere permanente.

Keith Haring incontrò a New York un giovane studente pisano, Piergiorgio Castellani, che lo invitò a trascorrere un periodo di soggiorno nella città toscana. Qui l’artista ebbe l’idea di realizzare un murale: l’unico spazio disponibile era una grande parete esterna, posta sul lato nord del convento della chiesa di Sant’Antonio Abate, semidistrutto durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale. Grazie all’accordo raggiunto tra l’artista, il comune (nella figura del sindaco Giacomino Granchi) e il parroco del convento, si procedette con la realizzazione dell’opera.

L’artista dipinse il grande murale nel giugno del 1989, in soli quattro giorni. Dopo aver imbiancato l’intera parete e aver disegnato in nero i contorni delle figure, Haring completò il murale colorandolo con l’aiuto di alcuni studenti e alcuni artigiani dell’azienda di vernici Caparol Center di Vicopisano, che aveva donato la vernice necessaria alla realizzazione dell’opera.

 

Il dipinto ritrae 30 figure dinamiche e di grande vitalità, concatenate e incastrate tra loro a simboleggiare la pace e l’armonia del mondo. Al centro del murale si trova la “croce pisana”, rappresentata con quattro figure umane unite all’altezza della vita. Più in alto, un uomo sorregge sulle spalle un delfino, a sinistra compaiono un cane, una scimmia e un volatile: il legame dell’uomo con la natura è indispensabile per l’armonia del mondo. In alto a destra un paio di forbici, a simboleggiare il bene, rappresentate come l’unione di due figure umane, tagliano in due un serpente, a simboleggiare il male. Una donna con in braccio un ba

mbino e un uomo con un televisore al posto della testa rappresentano il contrasto tra la naturalità della vita e la tecnologia che ne stravolge i ritmi. Si può notare in alto a sinistra una persona gialla, come una matriosca, a simboleggiare che anche una persona con chili di peso in eccesso, nei diritti e nei doveri dal suo interno, è uguale a tutti gli altri. Due gemelli siamesi al centro, uniti nel tronco, e altri due a destra uniti all’altezza delle spalle, sono probabilmente una condanna ai disastri nucleari. In basso, al livello della strada, è stata raffigurata una figura gialla che cammina: rappresenta il pubblico, un passante o un turista, che dedica un momento di riflessione all’opera, prima di proseguire in direzione della Torre di Pisa.